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SAN BENEDETTO DA NORCIA
LA STORIA DEL PATRONO D’ITALIA RACCONTATA AI BAMBINI

La storia di San Benedetto da Norcia raccontata ai bambini cattura molto la loro attenzione perchè la figura del Santo rivela la sua grandezza spirituale e l’importanza della preghiera, dell’accoglienza e della ricerca di Dio. I bambini al racconto della sua vita apprendono come la vita di San Benedetto fu alternata tra preghiera e lavoro in un’atmosfera di reciproco aiuto e fratellanza.

 

LA GIOVENTU’ DI SAN BENEDETTO DA NORCIA

Benedetto nacque nel 408 circa a Norcia, una cittadina della Valnerina, in Umbria. Aveva una sorella gemella di nome Scolastica. Dopo la morte della madre Benedetto e sua sorella vennero cresciuti da un’anziana nutrice, Cirilla. Fu lei che lo accompagnò a studiare a Roma dove ricevette la guida di maestri saggi. Benedetto non rimase a lungo nella città eterna perchè non amava la vita vivace e superficiale che vi si conduceva. Amava la pace e la pacatezza e voleva dedicarsi alla preghiera. Decise così di rifugiarsi sui monti Affilani nell’Appennino laziale. Ci si stabilì insieme a Cirilla ed a un gruppo di amici monaci. In molti vennero a sapere della loro presenza e dei miracoli che avvenivano ed il luogo divenne sempre più visitato. Proprio per questo motivo Benedetto decise di andarsene da solo e di notte per non essere seguito. Arrivò sui monti Simbruini, al confine tra Lazio e Abruzzo. Qui scoprì una piccola grotta inaccessibile dove potersi ritirare in preghiera e per 3 anni condusse una vita da eremita, pregando e digiunando. Una volta appreso come fronteggiare le tre tentazioni più forti di ogni essere umano (autoaffermazione, sensualità ed ira) si riappacificò con la sua anima e decise di ritornare tra gli uomini.

 

BENEDETTO DA NORCIA E L’ESPERIENZA DI VICOVARO

Benedetto venne chiamato andò a Vicovaro per ristabilire nel convento una vita secondo sani principi. Appena arrivato, vi trovò un grande disordine e si rese conto che i frati non si erano riuniti per vocazione. I frati non gioirono dell’arrivo di Benedetto perchè in lui vedevano una persona che li voleva far vivere come a loro non piaceva. Uno di loro aggiunse del veleno nel suo bicchiere di vino ma egli fece il segno della croce e questo si ruppe improvvisamente. Il frate che voleva avvelenarlo si pentì subito chiedendo scusa. Il Santo lo perdonò e tutti iniziarono a vivere secondo l’esempio di Benedetto, pregando e lavorando.


SAN BENEDETTO ED I SUOI FRATI COSTRUIRONO MONASTERI A SUBIACO

San Benedetto decise di lasciare Vicovaro e tornare sui Monti Simbruini. Al suo arrivo scoprì che molti monaci con una forte fede e devozione vi si erano stabiliti e lo volevano come loro guida. Benedetto durante un momento di intima preghiera, si rese conto di essere stato chiamato dal Signore a costituire un ordine monastico con una Regola. Si misero, così, alla ricerca di un luogo adatto dove costruire un monastero seguendo il volere di Dio. Scelsero di trasferirsi tutti sui colli di Subiaco. Benedetto divise i frati in 12 gruppi di lavoro, oguno con un suo superiore. Dopo qualche anno, ogni gruppo aveva realizzato un suo monastero, con frutteti, orti ed animali domestici. Una sorta di villaggio preciso e curato, in cui i frati trascorrevano la loro giornata lavorando, pregando e studiando. Di lì a poco costruirono una biblioteca arricchita da tanti libri antichi trascritti sapientemente dai frati. Questi testi raccoglievano tutto il loro sapere e cultura: dalla coltura della terra all’arte muraria e all’accudimento degli animali domestici. In Europa vennero costruiti tanti monasteri come centri di preghiera, ospitalità e cultura per i pellegrini e per tutti coloro avevano bisogno di aiuto.

 

LA REGOLA BENEDETTINA “ORA ET LABORA”

La regola benedettina era improntata sui sentimenti di fraternità, rispetto, laboriosità e preghiera. Ci si organizzava come in una famiglia numerosa, ognuno con il suo compito preciso. Sosteneva che i deboli dovevano essere aiutati mentre i forti dovevano essere spronati di più per raggiungere insieme l’obiettivo.

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